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GIN, una vita…in autocontrollo

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Ricordo ancora bene quando abbiamo conosciuto GIN ed Enea. Siamo al campo in un pomeriggio come al solito pieno di lezioni, e si presenta un ragazzo con un cucciolo di Amstaff di circa 5/6 mesi. Il cucciolo è nervoso, agitato, il proprietario sembra preoccupato. Dice di avere difficoltà di gestione del cane, e di essere stato seguito per qualche lezione da una persona che “usava i bocconcini” e che gli aveva spiegato che avrebbe dovuto avere sempre bocconcini addosso per tutta la vita del cane; “non voglio che il mio cane diventi dipendente dai bocconcini e faccia le cose solo per quello”, mi dice Enea. Capisco subito che c’è un problema di fondo: nella testa di Enea, come in quella di molte persone ancora oggi, c’era l’idea che l’alternativa alla coercizione fosse riempire il cane a vita di bocconcini. Per fortuna Enea si fida delle belle recensioni che ha sentito su di me e decide di provare a fare qualche lezione con noi. La prima lezione valuto Gin e spiego ad Enea cosa significhi educare in modo consapevole e quanto sia lontana dalla realtà l’idea del “riempire il cane di bocconcini”. Gli parlo di imparare a conoscere il suo cane, comprenderlo, dargli competenze, acquisire abilità. Mi adopero per far capire ad Enea quanto sia importante il suo ruolo, quanto sia fondamentale il tipo di figura che lui riuscirà a diventare per il proprio cane. Sento un grande senso di responsabilità perché Gin per certi aspetti mi impressiona e preoccupa: raggiunge livelli di sovreccitazione che poche volte avevo visto in altri cani, e che lo portano ad innescare comportamenti predatori che, nel tempo, posso costituire davvero un grosso pericolo nella sua gestione. Ricordo di una volta in cui in campo, al suo arrivo, c’è una carrozzina, ferma, che avevamo usato poco prima in un’altra lezione: Gin come la vede si sovraeccita, attacca furiosamente una delle pedane poggia piedi ed in due fatichiamo a staccarlo. Ha questo tipo di reazioni praticamente su qualsiasi cosa: bambini che parlano, biciclette anche ferme, altri cani, per non parlare di monopattini, palloni, o qualsiasi altra cosa si muova. Sento che non posso fallire per due motivi: in primis la potenziale pericolosità di un cane di quel tipo con quel livello di eccitazione predatoria, e secondo perchè temo che l’alternativa ad un mio “fallimento” possa essere la solita scorciatoia della coercizione, del collare “a scorrimento” (perchè dire “a strozzo”, come in realtà è, non ha lo stesso effetto di attenuazione dei sensi di colpa). Da quel momento in poi impostiamo con Gin un imponente lavoro che ha alla base due aspetti: una solidissima relazione con Enea, a cui cerchiamo di fornire abilità di comprensione, gestione e comunicazione; ed autocontrolli: su quelli facciamo un lavoro enorme, costante, alzando ogni volta di un po il livello di difficoltà e le richieste per Gin. Enea acquisisce via via fiducia, carisma sul proprio cane (eh si, il carisma…la cui assenza porta inevitabilmente spesso a frustrazione e, di conseguenza, ricerca di un risultato “facile”, immediato ma, purtroppo, solo apparente). Ad un certo punto vediamo Gin cambiare in modo impressionante, riuscire a gestirsi in autonomia su stimoli che mai avremmo pensato potesse riuscire a gestire. Ignora gli altri cani e, anzi, sviluppa grandi abilità di comunicazione intraspecifica, al punto che oggi sfruttiamo le sue abilità per aiutare altri cani in difficoltà. L’eccitazione provocata dagli stimoli ambientali si riduce quasi completamente: passeggia in città tra bambini urlanti, monopattini, biciclette, che prima invece attaccava ferocemente anche da ferme. Proprio nei giorni scorsi abbiamo ricevuto da Enea un video di Gin che passeggia sul lungo lago in mezzo a stimoli di ogni genere di fianco al fratello di Enea che lo accompagna in bicicletta. È incredibile, ripensando a quella prima lezione, a quella carrozzina presa a morsi senza alcun controllo, quanto questo cane sia cresciuto, quante competenze abbia acquisito, quanta sensazione di leadership vera, di rapporto sano, di supporto e ricerca reciproca si siano sviluppate tra Enea ed il suo inseparabile Gin. Per certi versi mi ricorda il percorso della mia amica e collega Ingrid, prima con Clyde e poi con Pandora, anch’essi Amstaff arrivati da me con problemi di aggressività risolti completamente grazie ad un immenso lavoro di rapporto e fiducia prima di tutto. Perchè i cani, tutti, hanno una sensibilità, un bisogno di trovare riferimenti sicuri, abili, a cui affidarsi; la sensibilità di questi cani è spesso straordinaria, ma hanno la “colpa” di essere stati etichettati come quelli con i quali “bisogna essere duri”, “bisogna far capire chi comanda”. Come se i cani ambissero nella loro vita a comandare qualcuno. Avere visto un cane come Gin crescere e cambiare in quel modo è per noi un enorme motivo di orgoglio ma lo è ancora di più la certezza che quel cane, se ne avesse la possibilità, sono convinto che a noi direbbe un “grazie di cuore”.

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